Bei gesti

Quì si torna per parlare di bei gesti, democrazia e astensionismo. La democrazia diretta si è detto spesso che funziona soltanto in contesti numerici limitati. Stasera c’è stata una votazione nell’associazione di cui faccio parte, per le nomine da ribadire o cambiare. Mi sono candidato come Presidente, e alla votazione ho vinto. Si tratta di un contesto con piccoli numeri. La votazione però non mi ha convinto. Il 33% dei votanti infatti si era astenuto. Ora, in un contesto dove ci si conosce tutti da anni, si è tra amici e generalmente coetanei, la cosa mi è sembrata strana. Eravamo solo in due candidati, molto diversi tra l’altro, per età, aspetto, e soprattutto carattere. Entrambi coi nostri pregi e difetti. Io posso definirmi idealista, creativo, pragmatico e aperto alla pluralità. Potrei definire il mio “concorrente” come autoritario, incisivo, motivante e manageriale.
Quel terzo dei votanti astenuti non mi convinceva neanche un po’, e l’ho detto. Non mi andava bene che un terzo dei soci non esprimesse una preferenza. Cazzo, eravamo a tu per tu, ci conosciamo e facciamo cose ormai da anni, perchè non schierarsi? All’associazione serve un’unità di intenti, serve dinamismo e partecipazione. E’ per questo motivo che mi sono candidato: per dare un contributo, per mettermi a disposizione, e per rendere più ampia la rosa dei candidati. E ho vinto la votazione, sono diventato Presidente.
Pure quell’ampio margine di incertezza mi dava l’impressione che non si poteva ripartire così col nuovo anno. Non si può partire con una votazione fiacca e una partecipazione spenta. Ho spiegato tutte queste cose, e ho chiesto a tutti di prendersi un minuto per rifletterci sopra.  Anche il mio concorrente era d’accordo e abbiamo dialogato un altro po’ sul senso di questa votazione e sul significato dell’astensionismo. Poi ho chiesto se volevamo ripetere le votazioni, e così abbiamo fatto. Il mio concorrente ha vinto le votazioni, superandomi di pochi voti. Non sarò Presidente, ma almeno l’assemblea dei soci ha espresso un indirizzo, si è schierata, ha partecipato. Ha parteggiato per qualcuno, ci ha messo del suo, ha preso responsabilità. Non so come altro dirlo. Non sarò Presidente, e forse ho tradito la scelta della prima votazione, ma in qualche modo che non riesco a spiegarmi, penso di aver fatto la cosa giusta.

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