Fermenti di sciolti

Autogestione liceo machiavelli

Segnalo questo video molto interessante, l’ho trovato sul TuoTubo cercando gli interventi dei parlamentari riguardo al ddl gelmini del 30-11-2010. Mi ha colpito per la sua diversità rispetto alle immagini e ai video che sono stati pubblicati dalla maggior parte dei media: non è la solita manifestazione, blocco, corteo, contestazione. Non c’è polizia, non c’è violenza. Si tratta di un reportage di 14 minuti sui 2 giorni di autogestione di un liceo milanese scientifico – classico ma anche istituto professionale. So bene che in 14 minuti non puoi mostrare tutto quello che succede, e che le telecamere (così come le macchine fotografiche) hanno sempre un punto di vista privilegiato, particolare, che ti mostra esattamente quello che ti si vuol far vedere. Eppure penso di poter credere in buona fede al fatto che l’autogestione si sia svolta così come si vede nel video, e mi confermano in questo senso le parole finali dell’adulto che interviene, probabilmente il Preside: pur non avendo avuto i crismi della legalità, è stata gestita in maniera seria e matura, rispettando gli spazi, senza sporcare. Anche le parole del docente che per qualche minuto viene mostrato durante un intervento mi sembrano positive: si invitano gli studenti a non farsi strumentalizzare da nessuna parte politica, né da eventuali docenti politicizzati, insomma si invita a costruire ragionamenti propri, sapere critico, e non semplicemente ripetere ciò che i genitori, i media o “gli adulti” propugnano. Le dottrine politiche insomma non vanno prese a pacchetto chiuso, impadronendosi dei simboli e degli slogan senza sapere, senza avere coscienza. Il problema è più che mai attuale e lo vedo sempre nelle strade delle città dove gli adolescenti si caricano di simboli e linguaggi politici (peraltro superati) per apparire più avanti, più grandi, più forti, più spavaldi. Credo sia importante far arrivare il messaggio: pensate con la vostra testa, ma soprattutto, partite dalle cose reali, tangibili, che conoscete nella realtà quotidiana. Per costruire un futuro migliore bisogna partire dalle necessità reali: socializzazione invece di esclusione, servizi efficienti, fondi all’istruzione, attenzione e maggior peso alle proprie idee, per esempio. Un altro dato significativo è stato notare come anche lì sia arrivata la trasmissione “Vieni via con me”, l’ultima puntata in precisione. Saviano parla degli studenti, delle università occupate, e cita Calamandrei, esalta la Costituzione come principio e meta, materiale vivo non solo da difendere ma da costruire. E’ secondo me importante questo segnale perché la stessa trasmissione è stata mandata in varie facoltà occupate (ad esempio la mia) e sicuramente seguita da numerosi studenti, ricercatori, docenti, laureati in generale. Al di la delle numerose polemiche sulla trasmissione, è innegabile il merito che ha avuto nell’aprire una finestra sull’Italia reale, vera: basta con le rappresentazioni “canoniche” del Belpaese o quelle “catastrofiche” dei telegiornali. L’Italia non è né bianca né nera. Saviano e Fazio hanno portato in tv una serie di situazioni reali presentandone varie sfaccettature: per esempio il movimento studentesco, sì al centro di manifestazioni con esiti talvolta violenti, ma anche colorato, vivace, giovane, vivo e propositivo. Si è parlato sì di Welby, del dolore della sua situazione, dolore che nessuno nega, ma anche della dolcezza e dell’amore della sua vita pienamente vissuta. Tra l’altro nell’ultima puntata ho apprezzato la dignità cono cui è stato dato l’annuncio della morte di Monicelli: nessun riferimento al come o al perché, nessuna strumentalizzazione. Che dire poi di Dario Fo’? A ripensarci mi emoziono un po’, avendo ascoltato la sua partecipazione tra i banchi dell’aula universitaria, in mezzo agli altri studenti affratellati. Non è però della trasmissione (né encomiastico né polemico) che volevo parlare, anche se è un buon esempio di come il popolo italiano abbia sete di realtà, vuole che ci si occupi della vita reale, della quotidianità, del bello e del brutto, delle difficoltà e dei bisogni tangibili: e dato che i media hanno il potere di mettere queste cose in tavola a tutto il Paese, visto che i media possono accendere le discussioni politiche nel Parlamento e nei bar di provincia, allora è di questo che i media devono parlare. Non più di veline, escort, feste private, guerre tra potenti. L’Italia reale ha fame di lavoro, sanità, solidarietà, unità nazionale, autonomie locali, ricerca, progresso economico e sociale, dignità, bellezza, magia. L’Italia mediatica ci nutre invece di paura, odio, gossip, arroganza, egoismo, presunzione. I media dovranno fare un grande passo, o rischieranno che gli italiani si rendano conto che non hanno più bisogno d’essi, come è avvenuto quasi totalmente con la classe politica.

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2 risposte a Fermenti di sciolti

  1. Angel scrive:

    grazie mille per la segnalazione, davvero, ho letto con interesse la discussione (a cui ho risposto) e mi ha fatto piacere notare nel video che mi hai indicato un’altra realtà che mostra esperienze comuni alle mie. proprio questo tipo di dialogo vorrei cercare di istaurare, è questa la speranza con cui ho creato il blog 🙂

  2. anarcofem scrive:

    Avevo notato anch’io come quella trasmissione fosse entrata con prepotenza nell’immaginario e nella pratica delle recenti occupazioni http://www.youtube.com/watch?v=6p82YjoBgBk
    Anche Ladyradio si era occupata di un certo snobismo nei confronti di “Vieni via con me” da parte di una certa sinistra e ne avevamo discusso qui http://ladyradio.noblogs.org/post/2010/11/16/per-privilegiati-only/
    A questo punto mi devo ricredere anch’io nei confronti del programma di Fazio e Saviano, bisogna sempre mettersi nei panni degli altri per capire meglio le cose, c’è poco da fare.

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