Colpo grosso su Faccialibro

http://www.bbc.co.uk/news/technology-10796584

A questo collegamento potrete trovare un interessante articolo in lingua inglese scritto da Daniel Emery, technology report per la BBC. Riassumendo veramente in poche parole, un tale Ron Bowles avrebbe usato un codice per raccogliere i dati non riservati di 100 milioni di utenti di Facebook, creando un’enorme lista tranquillamente scaricabile dal sito thepiratebay,  noto per ospitare materiale di vario genere (sono scaricabili video, film, canzoni etc…). L’intento sarebbe stato quello di evidenziare la mancanza di sicurezza di Facebook o meglio quante siano le informazioni visibili a disposizione di qualunque persona entri nel sito senza registrarsi. In un comunicato alla BBC Facebook scrive: “People who use Facebook own their information and have the right to share only what they want, with whom they want, and when they want,”. In pratica Facebook ricorda che tutti coloro i quali si iscrivono possono scegliere a che livello porre la propria protezione della privacy e nessuno è costretto a scrivere nulla che non voglia, insomma, per stringere, che non c’è nulla di eccezionale. I dati raccolti sui 100 milioni di utenti sarebbero dati che quelle persone volevano tenere pubblici, e pertanto non ci sarebbe niente di scandaloso.
Il signor Simon Davies della Privacy International (“human rights group formed in 1990 as a watchdog on surveillance and privacy invasions by governments and corporations”) ha però fatto notare che questo avviene a causa della confusione a riguardo le opzioni di privacy, ovverosia gli utenti non sono consapevoli di preciso di che cosa stanno condividendo pubblicamente o meno. Questo può essere considerato per certi versi una loro “leggerezza”, ma molti utenti si sono lamentati varie volte della complessità delle opzioni di privacy. Quel che per me risulta certo è che si è giunti a livello comune a una svalutazione molto alta della propria privacy, e questo è senz’altro stato favorito da Facebook. Posso dirlo in quanto sono un ex utente, e ben ricordo come il servizio inviti in maniera simpatica e leggera a condividere, scrivere, aggiungere informazioni: certo, la scelta sta all’utente, ma credo che in certi casi si venga a creare una vera e propria forma di dipendenza e morbosità. Vedere cosa fanno gli altri, avere la necessità di dire al mondo che si ha un nuovo brufolo o che ieri sera ci si è ubriacati, condividere le foto più imbarazzanti, avere un alto numero di “amici”, giocare alle nuove applicazioni, che guarda caso utilizzano i profili delle persone, e non di personaggi per giocare. Quando inviti un amico a unirti alla tua “banda di gangster” in un gioco, oppure a venire a trovarti nella tua “nuova casetta”, stai invitando Tizio Caio con nome cognome, età e foto, che diventano così visibili in maniera sempre più leggera e inconsapevole per tutti.

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