“La rabbia pura dei figli contro i padri”

”Ci ho pensato anche io – risponde D’Amico -. Ma allora era molto diverso”, dice anche. “All’epoca protestava una minoranza. Oggi in piazza scende la maggioranza degli studenti”. Non solo. “Nel ’68 c’era un grandissimo movimento, animato da grandi speranze per il futuro. Nel ’77 c’era una incredibile autonomia di pensiero, con la novità delle donne in piazza, per esempio. Oggi io ho visto la rabbia pura dei figli contro i padri, intesi in senso lato. L’esplosione della paura del futuro. A costo di prenderle, a costo di farsi male. Ma non erano armati“. La sensazione che l’incubo si ripeta, che sia ancora possibile una morte come quella di Giorgiana Masi, che a 19 anni finì vittima degli scontri a Ponte Garibaldi, il 12 maggio del 77, prende in ogni angolo del cuore della città. Quando di gruppi anarchici assediano le camionette delle forze dell’ordine.

Copio pari pari da un articolo dell’Ansa. Le parole di D’Amico esprimono molto bene alcune riflessioni che ho maturato nell’ultimo mese, ricordo che in particolare le parole in grassetto sembrano quasi essere tratte da alcune riflessioni che facevo qualche settimana fa andando a piedi a lezione, riflessioni che condivisi con amici, coetanei.. Gli anni ’70 sono passati, ci sono già state le rivendicazioni. Non si protesta più per un mondo migliore, per ottenere maggiori diritti, perché si spera di cambiare. Si protesta senza sorriso, senza entusiasmo. Siamo una generazione sacrificata alla storia e lo sappiamo. Siamo i figli di quelli che ci hanno venduto il futuro. Sappiamo che non ci sarà un futuro positivo per nessuno di noi: nessuno, tanto i figli dei medici quanto i figli dei calzolai. Sappiamo che il pianeta sta morendo, che le ingiustizie si aggravano di giorno in giorno. Sappiamo che la politica ci prende in giro e le istituzioni non si curano minimamente di noi. Protestiamo: ma è una protesta mesta, triste, a tratti rabbiosa. Consapevole di essere l’avvisaglia della FINE.
Non ero a Roma. Non mi pareva il caso. Sapevo che la sfiducia non sarebbe passata, e sapevo che le cose sarebbero degenerate. Lo sapevo come tanti altri, come tutti quelli che un poco s’interessano, e seguono l’attualità con occhio smaliziato. Una giornata di ordinaria follia quella di oggi, nella extraordinaria calma virulenta e putrescente della non-vita della nostra società.

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