Precariato, lotta e istituzioni

Di questi tempi si parla molto di sciopero precario.
Personalmente ho preso parte alle manifestazioni studentesche contro i tagli della legge 133 nel 2008 (anno dell’Onda) e poi nel 2009/2010 contro l’approvazione del DDL Gelmini per riformare a costo zero l’università pubblica. In questi tre anni ho conosciuto realtà differenti, gruppi diversi, associazioni, sindacati, centri sociali, etc. Tutte queste componenti sono andate a confluire nel bene o nel male nel “movimento”, ovvero quando c’era da protestare per i diritti negati e i tagli al pubblico c’erano sempre. Basti pensare ad esempio che nella discussa giornata del 14 dicembre scorso a manifestare c’erano anche i promotori del referendum sull’Acqua pubblica, o i cittadini dell’Aquila. Non mi addentro nella discussione della giornata del 14 dicembre, io non ero presente a Roma, tuttavia ho un’amica che c’era, e mi sono fatto un’idea a riguardo, nel bene e nel male.

Adesso siamo nel 2011: si parla di UNITI CONTRO LA CRISI ormai da mesi, un’etichetta che unisca tutti i movimenti di opposizione al governo. Dentro ci sono le realtà piu’ diverse: fiom, sindacati degli studenti, centri sociali, movimento acqua pubblica, etc..
In questi anni ho sempre seguito con interesse critico le attività delle varie componenti: con alcune mi trovo piu’ a mio agio, con altre invece non posso condividere certe pratiche che mettono in atto.. In generale, sussiste da parte mia la diffidenza verso alcuni di questi gruppi, ma una cosa è certa.. Abbiamo bisogno di ricomposizione sociale, di renderci conto come Paese, come insieme dei cittadini, che dobbiamo stare uniti per affrontare i problemi.

Purtroppo però ho notato una cosa: i movimenti (giustamente) non si fidano dei partiti, e credono di poter cambiare le cose dal basso. Io sono d’accordo con questo principio, tuttavia in un paese come il nostro, di ordinamento repubblica democratica, sovvertire il sistema attuale dal basso è impossibile a meno che non si pratichino atteggiamenti violenti e autoritari (es. colpo di stato, attacchi al parlamento, etc.) cose a cui sono estremamente contrario: sono contro la violenza.

Secondo me è inutile parlare di lotta come molti di loro fanno, nel senso che la “lotta” aveva senso durante la resistenza, coi partigiani. Adesso come adesso, per fortuna, abbiamo degli strumenti di potere, delle istituzioni democratiche. Purtroppo queste istituzioni sono state cambiate e vengono modificate il piu’ possibile per togliere potere agli elettori e conferirne agli eletti, di modo che esse vengano svuotate della democraticità e diventino strumenti di controllo. Tuttavia la via istituzionale rimane, è da tentare, bisogna provare a dare una risposta democratica dal basso all’esigenza di cambiamento del Paese.

In sintesi, credo che dovremmo convincere i movimenti della possibilità di provare una risposta politica anche attraverso nuovi partiti; ma questo non si può fare se non siamo disposti a dialogare.

Certo sparare al tuo nemico politico è più facile che batterlo in un confronto democratico.. ma se scegli la prima ipotesi, sei solo un violento, non un liberatore.

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