6 anni

Per chi frequenta l’università #oggi , guardate quì
https://cervellinfuga.wordpress.com/

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Ali di Pietra

questo è il testo di ali di pietra, dei punkreas. non l’ho trovato da nessuna parte ergo l’ho riportato io ascoltando la canzone.

 

sì lo so che non è facile sì lo so che non è facile dire di no

la fila alle tue spalle non si scioglierà e quello che rifiuti un altro accetterà

ma se portassi solo ali di pietra se le tue labbra non cantassero mai potresti vestirti con vestiti di seta la sete che senti non si spegnerà mai

sì lo so ti vogliono docile fuori dai guai sì lo so rischi di perdere quello che hai

ma se portassi solo ali di pietra se le tue labbra non cantassero mai potresti vestirti con vestiti di seta la sete che senti non si spegnerà mai

mai mai mai mai non si spegnerà

mai mai mai mai non si spegnerà

mai

qualcuno alle tue spalle ti suggerirà che devi abituarti alla modernità

ma se portassi solo ali di pietra se le tue labbra non cantassero mai potresti vestirti con vestiti di seta la sete che senti non si spegnerà mai

non si spegnerà mai mai mai mai

non si spegnerà mai mai mai mai

mai

(ripetuto)

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Bei gesti

Quì si torna per parlare di bei gesti, democrazia e astensionismo. La democrazia diretta si è detto spesso che funziona soltanto in contesti numerici limitati. Stasera c’è stata una votazione nell’associazione di cui faccio parte, per le nomine da ribadire o cambiare. Mi sono candidato come Presidente, e alla votazione ho vinto. Si tratta di un contesto con piccoli numeri. La votazione però non mi ha convinto. Il 33% dei votanti infatti si era astenuto. Ora, in un contesto dove ci si conosce tutti da anni, si è tra amici e generalmente coetanei, la cosa mi è sembrata strana. Eravamo solo in due candidati, molto diversi tra l’altro, per età, aspetto, e soprattutto carattere. Entrambi coi nostri pregi e difetti. Io posso definirmi idealista, creativo, pragmatico e aperto alla pluralità. Potrei definire il mio “concorrente” come autoritario, incisivo, motivante e manageriale.
Quel terzo dei votanti astenuti non mi convinceva neanche un po’, e l’ho detto. Non mi andava bene che un terzo dei soci non esprimesse una preferenza. Cazzo, eravamo a tu per tu, ci conosciamo e facciamo cose ormai da anni, perchè non schierarsi? All’associazione serve un’unità di intenti, serve dinamismo e partecipazione. E’ per questo motivo che mi sono candidato: per dare un contributo, per mettermi a disposizione, e per rendere più ampia la rosa dei candidati. E ho vinto la votazione, sono diventato Presidente.
Pure quell’ampio margine di incertezza mi dava l’impressione che non si poteva ripartire così col nuovo anno. Non si può partire con una votazione fiacca e una partecipazione spenta. Ho spiegato tutte queste cose, e ho chiesto a tutti di prendersi un minuto per rifletterci sopra.  Anche il mio concorrente era d’accordo e abbiamo dialogato un altro po’ sul senso di questa votazione e sul significato dell’astensionismo. Poi ho chiesto se volevamo ripetere le votazioni, e così abbiamo fatto. Il mio concorrente ha vinto le votazioni, superandomi di pochi voti. Non sarò Presidente, ma almeno l’assemblea dei soci ha espresso un indirizzo, si è schierata, ha partecipato. Ha parteggiato per qualcuno, ci ha messo del suo, ha preso responsabilità. Non so come altro dirlo. Non sarò Presidente, e forse ho tradito la scelta della prima votazione, ma in qualche modo che non riesco a spiegarmi, penso di aver fatto la cosa giusta.

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Zaia ruba le borse di studio (Lega Ladrona)

La Regione Veneto ha deciso di ritirare i 5 milioni di finanziamento per le borse di studio e di non utilizzare nemmeno i fondi statali destinati a questo scopo, lasciando migliaia di giovani a bocca asciutta. Il presidente Zaia e l’assessore Donazzan hanno deciso di tenersi i soldi destinati agli studenti, dicendo che il patto di stabilità li obbliga a tagliare le spese superflue. Alla faccia del tanto sbandierato interesse della Lega per il territorio. E’ proprio il caso di dirlo, ci han sempre campato sulla scusa di tutelare il Nord, ma in realtà sono solo dei ladri e degli zerbinotti. E mentre pondero l’idea di scrivere delle lettere piuttosto incazzate in “diaeto veneto a tute e sedi dea lega dea regiòn par dirghe che i xe vergògne chei làdri maedeti” (dialetto veneto a tutte le sedi della lega della regione per dir loro che si vergognino, quei ladri maledetti), voci di corridoio mi son giunte di una protesta in fase di organizzazione per mercoledì a Venezia presso il palazzo della Regione… Chissà, forse gli studenti veneti e con loro chi è stanco di farsi prendere in giro dai politici potranno darsi appuntamento e mostrare la loro indignazione con cartelloni, slogan e tutte le forme che riterranno opportune.

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Esperimento non scientifico

Salve a todos. In vista del referendum ho deciso di realizzare un esperimento sulle energie rinnovabili. Qualche tempo fa lessi l’illuminante “guida steampunk all’apocalisse” e tra le altre cose l’idea di un forno solare mi aveva attirato molto. Dunque ieri complice la giornata di sole ho voluto fare delle prime prove.
Mi sono procurato dei vecchi cd inutili e dei fogli di cartone spesso, e un tavolino da viaggio da utilizzare come base. Ho provato a praticare delle incisioni con un cutter nel cartone per fissare i cd, l’idea era molto semplice: Esponendo la parte inferiore dei cd alla luce solare, cercare di reindirizzarla verso un piano da riscaldare. Dopo qualche tentativo con varie angolazioni ho capito che era molto più saggio fissare i cd direttamente ai fogli di cartone grosso e cercare un’angolazione omogenea inclinando il foglio di cartone stesso (sembrerà banale). Per fissare i cd in maniera poco invasiva (che non ne pregiudichi la modifica in futuro) ho usato dei piccoli chiodi infissi nel cartone con cui tener fermi i cd, due chiodi per buchino. Dunque ho eretto la mia lastra di cd e ho portato la concentrazione dei raggi solari verso il terreno (un piano di cemento). Ora, come misurare se effettivamente il cemento era più caldo dove avevo puntato la mia parete-cd? Ho deciso di fare una prova. Ho preso un ghiacciolo dal congelatore e l’ho posizionato sotto al fascio di luce riflessa, avviando il cronometro sul cellulare. Ho fermato il cronometro quando il ghiacciolo cominciava a liquefarsi. Ci sono voluti 12 minuti e 44 secondi circa (era intorno alle 14.00). Osservando a tratti ciò che accadeva mi son reso conto di come la plastica in special modo subisse molto il calore, non raggrinzendosi come col fuoco però comunque “muovendosi”. Poi ho preso un ghiacciolo uguale dal congelatore e ho ripetuto l’esperimento posizionandolo però sul cemento in un punto non colpito dal riflesso della parete-cd (ma comunque esposto al sole, a pochi centimetri di distanza). Ho ottenuto la stessa consistenza del ghiacciolo di prima in 14 minuti e 41 secondi circa. Ordunque, tirando le somme: l’esperimento non ha alcuna pretesa di scientificità, per vari vizi procedurali che potrete notare da voi (ad esempio, i due esperimenti si sarebbero dovuti tenere in contemporanea, così che l’intensità luminosa fosse uguale, e non modificata, ad esempio, dal passaggio di una nuvola). Tuttavia… ad occhio nudo ho potuto percepire nella prima prova una maggiore “mobilità” della plastica rispetto al secondo caso (non so se per un errore comune a tutti noi detto bias confermativo il quale ci porta a credere vere le nostre ipotesi). Inoltre il cronometro mi ha dato quasi 2 minuti in piu’ nel secondo caso per raggiungere la stessa consistenza del ghiacciolo (sebbene sia difficile valutare in maniera estremamente puntigliosa la consistenza di un ghiacciolo semisciolto). Il prossimo passo sarà aumentare la potenza (moltiplicando le pareti-cd) e forse anche provare a riflettere varie volte la luce solare, per vedere se risulta ancor più amplificata. Tutto questo allo scopo di vedere se riesco a cucinare in tempi ragionevoli una bistecca, o scongelare qualcosa di congelato.

Alla prossima!

Foto:
il  materiale
l’impianto

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Botellòn Veneto: verso l’anarchia etilica

In questi giorni a Padova si è scatenato il caso Botellon Veneto. In vista della manifestazione alcolica non autorizzata, organizzata tramite evento su facebook, si fa un gran parlare di misure per arginare il problema. Il questore ha fatto notare che non è stata presentata nessuna richiesta di autorizzazione per l’evento, quindi si farà di tutto per provvedere in via legale contro gli organizzatori (peraltro introvabili e con base all’estero, secondo il Mattino di Padova). Il sindaco intanto ha firmato un’ordinanza (eccola: http://static.repubblica.it/mattinopadova/pdf/botellon.pdf ) atta a “limitare i danni”, nella quale si fa divieto nell’area della manifestazione di portare con sé più di 1 litro di alcolici di qualsiasi gradazione; etilometri predisposti in varie zone e da inoltre la facoltà ai bar della zona di tenere aperti fino alle 2.00 senza però poter vendere alcolici per asporto dopo le 19.00, dispone inoltre l’impiego di 100 agenti tra i vari corpi di polizia e militari per l’applicazione dell’ordinanza. Attese sono circa 8000-10000 persone da tutto il Veneto. Ora, che dire? Non sono del partito di quelli che sottovalutano la faccenda, perchè mi rendo conto che una simile concentrazione di gente possa provocare dei danni (in particolar modo a delle persone). Personalmente mi sarei stupito se non fosse stata preso alcun tipo di contromisura, cosa che fino ad oggi pomeriggio non risultava ben chiara. E’ abbastanza normale che il primo cittadino di Padova e il questore cerchino di frenare la manifestazione. Tuttavia mi sembra che non abbiano capito granché, dalle disposizioni:
– perchè allungare l’apertura dei bar, se il botellon nasce come reazione ai bar e ai loro prezzi?
– a cosa servono gli etilometri? dubito che qualcuno dei partecipanti voglia mettersi alla guida a fine serata
– che senso ha mettere un limite di un litro? se mi porto un litro di latte di suocera (liquore per cocktail 75%) pensi che non riesco ad andare fuori di melone?
E infine:
– perchè predisporre controlli e dispiegamento di polizia?
– perchè spendere soldi per piazzare bagni chimici per una manifestazione non autorizzata?

Se la manifestazione non è autorizzata, a rigor di logica dovrebbero vietarla. E se la vietano dovrebbero attuare il divieto. Ah, ecco il problema. Forse vietare a 8000-10000 giovani di bere e divertirsi dal tramonto all’alba comincia ad essere un problema. Ecco dunque. Non si tratta di benevolenza perchè “tanto son ragazzi”. Si tratta di numeri puri e semplici. E’ possibile controllare (o reprimere) soltanto quando si hanno i mezzi per farlo. Quando i numeri sono contro l’autorità, allora bisogna trovare degli escamotage. Fare la voce un po’ meno grossa, e porre dei limiti più ragionevoli. Badate, la mia non è un’analisi di parte. Intendo dire che sono fondamentalmente d’accordo sul fatto che sindaco e questura dovessero agire, secondo legge, anche se non sono d’accordo sul tipo di risoluzione presa. Posso condividere in parte le preoccupazioni sul fatto che alcune persone domani rischieranno il coma etilico, altre finiranno per picchiarsi, o stare male. Non mi piace nemmeno l’idea che molti idioti sporcheranno per terra lasciando in giro vetri rotti e schifezze varie (cosa che odio). Eppure trovo irrazionale provare ad opporsi a questo tipo di eventi. Capisco che dal punto di vista istituzionale e legale debbano farlo ma è come mettersi contro una forza della natura. La voglia di uscire, astrarsi, sballare, divertirsi e dimenticarsi è il più potente valore che la mia generazione possiede, o la cosa che più si avvicina ad un valore. Decadenza, Rassegnazione, Caos ? Può darsi tutt’e tre le cose, e molto altro. Ma noi siamo figli dei nostri padri e delle nostre madri: il nostro presente lo hanno creato quelli che ora vorrebbero farci la paternale.
Ed è per questo che domani andrò al Botellòn. Non tanto per bere o per uscire, bensì per osservare la danza del caos nella sua forza generatrice vitale e nella sua capacità distruttrice.

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“No tenemos miedo!”: all’assalto della Fortezza Europa

Cinque giorni fa il movimento spagnolo degli indignados ha occupato le piazze del paese con manifestazioni diffuse in 40 città spagnole, coordinate su internet spesso tramite Twitter, dando vita così al movimento 15M ovvero del 15 maggio. Il luogo simbolo della protesta è Plaza de Sol, che nonostante lo sgombero di martedì 17 da parte della polizia ha continuato a imporsi come punto di ritrovo e anche oggi piena di persone (già un migliaio questa mattina). Sul modello di piazza Tahrir contro Mubarak adesso è il turno della Spagna che si ribella contro i partiti politici tradizionali. Organizzati, non violenti e senza bandiere, i manifestanti si sono organizzati in questi giorni in veri comitati volontari in grado di gestire i vari bisogni: dai tavoli di lavoro per le discussioni alle modalità di ristorazione e di pulizia. Il Partido Popular, a destra, si dice tranquillo e convinto che i giovani in realtà ce l’hanno con Zapatero, sarebbe quindi per loro una questione “interna alla sinistra”. Al contrario da quanto si legge nel manifesto del movimento 15M, i punti principali vertono sull’eliminazione dei privilegi dei politici, il contrasto della disoccupazione, il diritto alla casa, servizi pubblici di qualità, maggior controllo delle banche, maggiore equità nel fisco, libertà civili, democrazia partecipativa e tagli alle spese militari. Si parla insomma di ridare dignità all’uomo e porre l’essere umano al di sopra del denaro, valore imperante nella nostra società. Oggi il timore dei manifestanti è che la Puerta del Sol di Madrid possa essere strumentalizzata e politicizzata dai partiti, con bandiere e simboli che nulla hanno a che spartire con la protesta. Il movimento però cerca di contagiare l’Europa intera, partendo dalla vicina Italia, dove si parla (anzi si scrive) già di #italianrevolution, sigla identificativa che segue tutti i messaggi inerenti a questa iniziativa nel nostro Paese. L’appello è lanciato in molte piazze delle principali città italiane (Milano, Padova, Firenze, Roma,…) con un appuntamento tra le 19 e le 20 a seconda della piazza. Come risponderà il nostro paese? Può essere questo il vero inizio di un’onda che rinnoverà l’Europa? Dipende molto da chi deciderà di partecipare questa sera, con quali modalità, e con quanta motivazione.

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Precariato, lotta e istituzioni

Di questi tempi si parla molto di sciopero precario.
Personalmente ho preso parte alle manifestazioni studentesche contro i tagli della legge 133 nel 2008 (anno dell’Onda) e poi nel 2009/2010 contro l’approvazione del DDL Gelmini per riformare a costo zero l’università pubblica. In questi tre anni ho conosciuto realtà differenti, gruppi diversi, associazioni, sindacati, centri sociali, etc. Tutte queste componenti sono andate a confluire nel bene o nel male nel “movimento”, ovvero quando c’era da protestare per i diritti negati e i tagli al pubblico c’erano sempre. Basti pensare ad esempio che nella discussa giornata del 14 dicembre scorso a manifestare c’erano anche i promotori del referendum sull’Acqua pubblica, o i cittadini dell’Aquila. Non mi addentro nella discussione della giornata del 14 dicembre, io non ero presente a Roma, tuttavia ho un’amica che c’era, e mi sono fatto un’idea a riguardo, nel bene e nel male.

Adesso siamo nel 2011: si parla di UNITI CONTRO LA CRISI ormai da mesi, un’etichetta che unisca tutti i movimenti di opposizione al governo. Dentro ci sono le realtà piu’ diverse: fiom, sindacati degli studenti, centri sociali, movimento acqua pubblica, etc..
In questi anni ho sempre seguito con interesse critico le attività delle varie componenti: con alcune mi trovo piu’ a mio agio, con altre invece non posso condividere certe pratiche che mettono in atto.. In generale, sussiste da parte mia la diffidenza verso alcuni di questi gruppi, ma una cosa è certa.. Abbiamo bisogno di ricomposizione sociale, di renderci conto come Paese, come insieme dei cittadini, che dobbiamo stare uniti per affrontare i problemi.

Purtroppo però ho notato una cosa: i movimenti (giustamente) non si fidano dei partiti, e credono di poter cambiare le cose dal basso. Io sono d’accordo con questo principio, tuttavia in un paese come il nostro, di ordinamento repubblica democratica, sovvertire il sistema attuale dal basso è impossibile a meno che non si pratichino atteggiamenti violenti e autoritari (es. colpo di stato, attacchi al parlamento, etc.) cose a cui sono estremamente contrario: sono contro la violenza.

Secondo me è inutile parlare di lotta come molti di loro fanno, nel senso che la “lotta” aveva senso durante la resistenza, coi partigiani. Adesso come adesso, per fortuna, abbiamo degli strumenti di potere, delle istituzioni democratiche. Purtroppo queste istituzioni sono state cambiate e vengono modificate il piu’ possibile per togliere potere agli elettori e conferirne agli eletti, di modo che esse vengano svuotate della democraticità e diventino strumenti di controllo. Tuttavia la via istituzionale rimane, è da tentare, bisogna provare a dare una risposta democratica dal basso all’esigenza di cambiamento del Paese.

In sintesi, credo che dovremmo convincere i movimenti della possibilità di provare una risposta politica anche attraverso nuovi partiti; ma questo non si può fare se non siamo disposti a dialogare.

Certo sparare al tuo nemico politico è più facile che batterlo in un confronto democratico.. ma se scegli la prima ipotesi, sei solo un violento, non un liberatore.

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iniziare bene marzo

Perchè  non cominciare questo mese parlando dell’uscita del nuovo album di Assalti Frontali, “Profondo Rosso”..? Tra le tematiche affrontate quelle dell’emigrazione, dell’integrazione con i Rom e la crisi economica. Niente recensioni quì, ne potete trovare ovunque (ad esempio su Rockit, dove potete pure scaricare qualche canzone). Vi linko però l’intervista in due parti a Luca alias Militant A, dove parla molto delle sue esperienze, nella prima parte riguardo ai Rom, e nella seconda degli sbarchi a Lampedusa.

Intervista a Militant A – parte 1
Intervista a Militant A – parte 2

Poi di che altro vogliamo parlare? Gheddafi in Libia? Berlusconi in Italia? Non mi va di spendere molte parole, c’è chi si riempie la bocca: e poi ascoltare “sono Cool questi rom” mi mette buonumore, non mi va di rattristarmi! Quindi voglio darvi un’altra buona notizia, o meglio fare gli auguri di Buon Compleanno al collettivo Autistici/Inventati che ospita questo blog: sono ormai passati 10 anni dall’installazione del primo server, “paranoia” (3 marzo 2001). Colgo quindi l’occasione per ringraziare tutti per il lavoro che fanno per mantenere su questa baracca, una piccola nave libera nell’oceano sempre più burrascoso di Internet.

E per rimanere in ambito hip-hop, come non citare Hamada Ben Amor, in arte “El General”, rapper tunisino che ha infiammato la rivolta con le sue canzoni, a cominciare da “Tounes Bladna” ossia “La Tunisia è nostra”uscito all’indomani della morte di Sidi Bouzid, datosi alle fiamme davanti alla prefettura il 17 dicembre scorso, per continuare con “Rayes Lebled” (che significa “Presidente del Paese”), una lettera a Ben Alì dove si parla della situazione del paese, della miseria della gente, diventata vera e propria colonna sonora della rivoluzione in Tunisia. A quanto pare il rap, e le rivoluzioni, non hanno ancora finito di dire la loro in questo mondo!

 

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Jasmine Protest

ovvero la rivolta dei Gelsomini. Mi prendo la briga di scriverne anche se non so quanti leggeranno ciò, lo faccio perchè posso farlo, perchè devo farlo. Lo faccio per tutti quanti in Cina non possono leggere o scrivere in Internet per organizzare questa protesta: per tutti quelli i cui messaggi sono stati cancellati d’ufficio, per tutti i siti, i blog, i forum controllati da censori pagati dal governo cinese. Lo faccio perchè 1 milione di moderatori che cancellano post a pagamento è una censura che va ben al di là di quanto mi potessi immaginare. Scrivo della protesta dei Gelsomini di cui si sapeva più da noi che in Cina, perchè noi possiamo andarcene bel belli a consultare i pochi blog in grado di far uscire informazioni “delicate” e radicali aggirando il controllo del governo cinese, al contrario della maggioranza dei cinesi, ignari dell’iniziativa, così come ignari di molti eventi legati ad esempio a Mubarak, sempre perchè prevenire è meglio che curare.. Se nessuno parla di protesta, la protesta non esiste, no?

Vi segnalo un blog italiano per restare aggiornati sull’argomento:

http://daily.wired.it/blog/made_in_china

e uno cinese:

http://freedomchina.blogspot.com/2011/02/chinas-jasmine-protest-reflection-on.html
Per cercare di essere sempre Liberi di dissentire, di indignarsi, e di farsi sentire.

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