Trasparenza sulle tasse

Studenti e studentesse frequentanti l’Università di Padova, quest’anno le tasse universitarie per molti di noi sono aumentate, ma in maniera niente affatto chiara. Sappiamo che c’è stata la riforma Gelmini, sappiamo che è entrato in funzione il meccanismo della “meritocrazia”, ma non sappiamo chiaramente quanta parte delle tasse venga attribuita ai voti, al numero di esami, al reddito..

Quello che vogliamo chiedere è quindi una maggiore TRASPARENZA nel conteggio delle tasse, affinché possiamo veramente renderci conto di come sono cambiate le cose, e perché.

Non possiamo stare a pagare cifre anche importanti SENZA SAPERE come vengono calcolate quelle cifre!

E’ un nostro diritto sapere quanto influiscano i nostri voti, il nostro reddito, ed è anche un importante esercizio per far capire che siamo attenti alla realtà quotidiana che ci coinvolge!

Per questo Invitiamo tutti/e a inviare una mail agli indirizzi delle Segreterie Studenti, Amministratore Uniweb e Servizi Diritto allo Studio per ottenere chiarezza. Più studenti partecipano inviando E-mail, e più l’Università capirà il peso della questione!

Quì sotto trovate gli indirizzi, e una bozza dell’E-mail che potete mandare!

Grazie a tutti/e!!!!

INDIRIZZI E-MAIL:

Servizio Diritto allo Studio:  service.studenti@unipd.it

Uniweb:  callcentre@unipd.it
Segreterie Studenti divise per Facoltà:
Facoltà di Agraria – E-mail: SegStud.Agraria@unipd.it

Facoltà di Economia – E-mail: SegStud.Economia@unipd.it

Facoltà di Farmacia – E-mail: SegStud.Farmacia@unipd.it

Facoltà di Giurisprudenza – E-mail: SegStud.Giurisprudenza@unipd.it

Facoltà di Ingegneria – E-mail: SegStud.Ingegneria@unipd.it

Facoltà di Lettere e Filosofia – E-mail: SegStud.Lettere@unipd.it

Facoltà di Medicina e Chirurgia – E-mail: SegStud.Medicina@unipd.it

Facoltà di Medicina Veterinaria – E-mail: SegStud.Veterinaria@unipd.it

Facoltà di Psicologia – E-mail: SegStud.Psicologia@unipd.it

Facoltà di Scienze della Formazione – E-mail: SegStud.ScFormazione@unipd.it

Facoltà di Scienze MM.FF.NN – E-mail: SegStud.ScienzeMFN@unipd.it

Facoltà di Scienze Politiche – E-mail: SegStud.ScPolitiche@unipd.it

Facoltà di Scienze Statistiche – E-mail: SegStud.ScStatistiche@unipd.it

MODELLO E-MAIL:

Gentile segreteria/callcenter/servizio allo studio (a seconda),

come molti altri studenti quest’anno ho riscontrato un aumento considerevole delle tasse universitarie a mio carico. Se pero’ cerco di indagare con chiarezza a riguardo, il sistema informativo Uniweb non mi fornisce alcuna informazione utile, tutto cio’ che posso sapere riguarda i dati del mio ISEE che ho inserito io stesso. Pertanto desidero richiedere che il sistema Uniweb sia aggiornato per mostrare come avviene il conteggio reale delle tasse, cioe’ come si viene a determinare la somma che devo pagare tramite bollettino MAV.
Questa richiesta e’ evidentemente ragionevole in base al principio di Trasparenza di cui l’Universita’ di Padova si fregia.

Attendiamo, come studenti, rapidi interventi risolutivi.

Nome e Cognome, Data

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Appello del settimanale anarchico UN

Riporto l’appello di Umanità Nova. Ho avuto modo di leggerne alcune copie negli ultimi anni, e devo dire che è forse uno dei migliori giornali in circolazione.

UMANITA’ NOVA HA BISOGNO DI VOI!
Dopo tanto tempo ci troviamo di nuovo costretti a fare un appello straordinario per le casse del giornale.
L’aumento spropositato delle tariffe postali (vero e proprio colpo di mano del governo) in vigore dal 1 aprile 2010 sta producendo un buco pesante nei nostri conti. Di sicuro queste tariffe resteranno in vigore almeno fino alla fine dell’anno. Dal prossimo le cose potrebbero parzialmente migliorare, ma in ogni caso il deficit di questi mesi rimarrebbe.
A questo si aggiunge il fatto che l’inizio di autunno è da sempre il periodo più difficile per il giornale e quest’anno potrebbe essere drammatico.
Senza un aiuto concreto e straordinario nelle prossime settimane Umanità Nova sarà in difficoltà. Per cui chiediamo con forza e con urgenza a tutti i lettori/trici, sostenitori/trici, e diffusori uno sforzo in più sottoscrivendo per il settimanale anarchico.
Versamenti sul ccp n. 89947345 intestato a:
Federico Denitto Casella Postale 812 34132 Trieste centro
Per bonifici bancari: IBAN: IT88Q0760102200000089947345
CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX
intestato sempre a Federico Denitto
Specificando la causale: “Sottoscrizione straordinaria”.

Sito: http://www.umanitanova.org/

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bestemmie

“Il prossimo millennio è qui dietro l’angolo Kevin, Eddie Barzoon guardatelo bene, perché è lui l’uomo immagine del prossimo millennio. Non è un mistero da dove arrivi la gente come lui, è gente che affina l’avidità umana al punto che riesce a spaccare un atomo tanto acuto è il desiderio; si costruiscono un ego grande come una cattedrale e collegano a fibre ottiche il mondo con ogni impulso dell’ego. Lubrificano anche i sogni più ottusi con fantasie a base di oro e di dollari finché ogni essere umano diviene un aspirante imperatore, il suo proprio Dio! E a questo punto dove si va?! E mentre noi ci rabattiamo da un affare all’altro, chi è che tiene d’occhio il pianeta? L’aria si inquina, l’acqua imputridisce, perfino il miele delle api ha il gusto metallico della radioattività e tutto si deteriora sempre più in fretta. Non c’è modo di riflettere né di prepararsi. Si comprano futuri si vendono futuri dove non c’è nessun futuro. Siamo su un treno impazzito figliolo! Abbiamo miliardi di Eddie Barzoon che corrono a passo di jogging verso il futuro, tutti quanti si preparano a ficcare un dito in culo all’ex pianeta di Dio e poi se lo leccano e si mettono a digitare sulle loro immacolate tastiere cibernetiche per calcolare le stramaledette ore da fatturare e finalmente prendono coscienza; il biglietto te lo devi pagare da solo. Il gioco è cominciato, è tardi per ritirarsi adesso, ormai hai la pancia troppo piena… Un uccello malandato! Gli occhi iniettati di sangue e urli per chiedere aiuto, indovina un po’? Non c’è nessuno in giro! Sei tutto solo Eddie, sei un figlioletto rigetto di Dio. Forse è vero, forse Dio ha lanciato i dadi una volta di troppo e cosi ci ha fregati tutti.”

(da l’avvocato del Diavolo)

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La trappola invisibile

Il denaro è la più grande trappola del nostro vivere quotidiano. Ti sembra di sapere esattamente di che si tratta, come usarlo, a cosa serve. Lo metti nel portafogli e ti ci paghi una pizza, o una birra con gli amici. Ti accompagna in cassa col carrello della spesa, sotto forma di contanti o di bancomat. Nei tuoi acquisti on-line ti permette sotto forma di numeri digitali di farti spedire il libro che cercavi da tempo, o una giacca particolare. Il denaro. I soldi. La pecunia. Ha davvero senso attribuirgli il valore che gli diamo? Vale davvero quel mazzo di rose, le nostre dieci ore di lavoro, i rapporti con i colleghi (positivi e negativi), la fatica, la stanchezza, i limiti e le imposizioni sulla nostra vita? E’ per il denaro che ci si alza la mattina presto, si corre a lavoro (chi ce l’ha) e ci si concentra su una mansione, o su un problema? E’ per il denaro che usiamo le nostre energie, facciamo straordinari, sacrifichiamo il tempo delle nostre relazioni, della nostra giovinezza? Nessuno lo ammetterebbe mai: ciò che si fa lo si fa per altri scopi. Per mantenere un livello sociale dignitoso, per vestire in maniera da apparire attraenti, per essere desiderati, per poter andare in vacanza all’estero (stavo per scrivere in Egitto, ma ripensandoci meglio di no), per frequentare luoghi di divertimento, per fare cose piacevoli, per farsi notare, per non aver paura di spendere 100 euro in più durante una serata o su un capo d’abbigliamento. Si passa dal denaro per necessità, non per volontà. Eppure come spesso accade siamo incollati con gli occhi al dito, e non vediamo la luna. Dobbiamo guadagnare, lavorare, consumare. Spendere, comprare e consumare non sono più mezzi per divertirsi, per realizzarsi. Diventano essi stessi il divertimento, la realizzazione di sé, nonostante tutto questo non sia privo di conseguenze scomode e detestabili. In altre parole, si diventa schiavi. Diventa  necessario fare gli straordinari, acconsentire alle richieste del titolare, siano esse privazioni di diritti, libertà, tempo, vita. Il che vuol dire privarsi della luce del sole, dell’aria pulita, della presenza delle persone che amiamo, del calore delle emozioni, di tutto ciò per cui stiamo lavorando. Forse non è così lontana come esperienza: trovarsi da soli in una bella stanza accogliente e ben arredata, ma fredda e priva di importanza, bellezza, significato. Se vi siete mai trovati in questa situazione, avete potuto vivere un’ottima metafora per l’esistenza, legata al suo pesante giogo economico. Che differenza fa tra avere il denaro e non averlo? Bisognerebbe chiederlo a tutti i cassintegrati d’Italia, a chi dona il suo tempo al volontariato, a chi cresce nella povertà e vede nel conseguimento della ricchezza economica un nuovo Eden. Non so ancora come possiamo fare a liberarci da queste catene, ma probabilmente si comincia da piccole cose. Se un modo c’è, comincia dal basso, logorando pian piano un anello, attecchendo come ruggine, come quando pian piano una rete per la pesca si indebolisice per il continuo sfregare, e si comincia ad aprire un piccolo buco nella maglia. Come in uno splendido gioco di domino, un  movimento che una volta iniziato non può più fermarsi.

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La storia di Pino Carella

Mail a mano armata – Intervista a Pino Carella

Guardate, non commento, lascio a voi!
Indagato come possibile coinvolto con le BR a causa di un commento duro sul blog di un giornale.

articolo di indipedia

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Al rogo i libri!

Venezia un tempo patria di esuli e ricercati cantata come luogo di tolleranza e mitizzata come la più lunga repubblica si riscopre nell’anno del Signore 2011 luogo promotore di roghi ai libri degli “eretici”.

Riporto da Wumingfundation.com il sunto della questione:

“L’assessore alla cultura della provincia di Venezia, l’ex-missino-oggi-berlusconiano Speranzon, ha accolto il suggerimento di un suo collega di partito e intimerà alle biblioteche del veneziano di:
1)
rimuovere dagli scaffali i libri di tutti gli autori che nel 2004 firmarono un appello dove si chiedeva la scarcerazione di Cesare Battisti;
2)
rinunciare a organizzare iniziative con tali scrittori (vanno dichiarati “persone sgradite”, dice).
Il bibliotecario che non accetterà il diktat “se ne assumerà la responsabilità”.
Si allude forse al congelamento di fondi, al mancato patrocinio delle iniziative, al mobbing, a campagne stampa ostili?
La proposta ha avuto il plauso del COISP, un sindacato di polizia. Così il bibliotecario ci pensa due volte, prima di mettersi contro l’ente locale e le forze dell’ordine.
Una cricca di “sinceri democratici” si sta già muovendo per estendere la cosa a tutto il Veneto, ed è probabile che l’iniziativa venga emulata oltre i confini regionali.”

Ecco alcuni link per approfondire:

Carmilla Online
http://www.carmillaonline.com/archives/2011/01/003757.html#003757

Wumingfundation.com
http://www.wumingfoundation.com/giap/?p=2572

Absolute Poetry
http://www.absolutepoetry.org/Hai-firmato-l-appello-per-Battisti

Lipperatura
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/01/19/dagli-scaffali-si-tolga-saviano/

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Dell’Arte

No, non sono fuggito all’estero! Ho fatto qualche giorno di festa in montagna nelle prealpi giulie con i miei amici. Nel frattempo mi sono avvicinato allo Steampunk, impossibile rimanere insensibile a tale corrente-sottocultura, per una personalità poliedrica e confusionaria come la mia. Ciò mi ha fatto riflettere su come l’azione politica non debba essere tale per forza in sé, ovvero sul fatto che ogni azione che coinvolga ciò che è fuori di me può essere considerata politica. In altre parole: Ispirare. Giunto al punto di aver compreso che la violenza non ci è d’aiuto, e che militare in un gruppo significa spersonalizzarsi e allontanarsi dal mio obiettivo, ho compreso che l’azione più incisiva a mia disposizione è proprio l’arte nella sua più completa accezione: costruire, creare, presentare, proporre. Puntare all’Arte. Ispirare il prossimo. Tramite ogni forma ibrida e canonica, dettata dalle Muse o meno.. Il gioco, il teatro, la poesia, la musica, ogni cosa che può essere d’ispirazione alla gente è bene accetta. Così da poter rispondere alla domanda: Che cosa ho fatto io oggi per cambiare il mondo?

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Comunicato stampa

Giornata fredda, a Padova. Un grado e mezzo sopra lo zero, dicono. Allora perché mettersi a torso nudo, i polsi legati ad una catena d’acciaio? Perché la benzina costa troppo cara, sarebbe una buona risposta se si fosse in vena di ironia.
Legarsi, scoprirsi e procedere per la città patendo i rigori del clima, declamando alla città ed ai cittadini cosa studiamo e perché, nonostante tutto, vogliamo continuare a farlo, e a farlo in Italia, è un buon modo per esprimere concetti. No pain no gain, dicono gli anglofoni. Logica che per troppo tempo è stata applicata in una sola direzione: causare disservizi o danni per ottenere attenzione. Un atteggiamento che non è difficile definire, se non altro, infantile. Per formazione e per convinzioni non crediamo, non vogliamo credere nella violenza come modo di cambiare le cose in meglio. Citando John Lennon, prendendo le sue parole a prestito da altro contesto, combattere per la pace è come fare l’amore per la verginità. Crediamo, allo stesso modo, che non si possa costruire un buon futuro sulla violenza, che sia di piazza o di stato. Che non si possa pensare un mondo migliore in questo storto modo.
Abbiamo pensato, quindi, ad un modo diverso. A come dare testimonianza della nostra sofferenza in quanto studenti, in quanto cittadini, in quanto persone, per la strada presa da questo Paese, per quanto concerne la riforma dell’università, ma non solo: vogliamo sognare altri sogni, oltre ai nostri. Sogni di pace, libertà, futuro, creatività. Sogni di fare, di fare bene.
Lo studio è lavoro, il lavoro è pane, e il pane è futuro. Chiunque si sia trovato a dover pensare come costruire qualcosa che non serva solo a se stesso, si è trovato di fronte alla difficoltà di analizzare e di comprendere mille cose per poterlo fare nel miglior modo possibile. Il nostro intorno sociale, il nostro stato, il nostro mondo, ha bisogno di competenze, di persone che sappiano fare, e fare bene. Vogliamo costruire un Paese migliore, e ci scontriamo con la miopia di un governo, o meglio, di una classe dirigente (considerata più o meno nella sua interezza), che non ce lo vuole permettere, in difesa di personalissimi interessi che sono ormai passati davanti ai bisogni della gente, delle persone.
Per questo siamo scesi in piazza seminudi. Meglio rischiare la polmonite che le botte e i lacrimogeni. Meglio non rischiare di fare del male a qualcuno o di rompere qualcosa, se non noi stessi.
Vogliamo sperare che altri giovani si mettano nei nostri (non) panni. Vogliamo sperare che altri padri ed altre madri si mettano nei panni dei nostri padri e delle nostre madri, che provino ad immaginare cosa possano aver pensato o provato a vederci soffrire il freddo. Il freddo, tuttavia, è solo un simbolo. L’esternazione visibile di un male meno palese, ma non meno divorante, che oggi è nostro, e domani rischia di essere di tutti.
Vogliamo fare, datecene la possibilità.

Alcuni studenti

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In Catene

20-12-10, ore 18.36

Domani mattina una decina di ragazzi, studenti dell’Università di Padova, sfileranno uniti da una lunga catena al piede, a torso nudo e mani legate dietro la schiena.
Questa sarà la nostra protesta contro la cecità di chi ci governa, e la nostra richiesta di ascolto da parte degli altri cittadini tutti. Scegliamo questa azione perchè è creativa, lontana dalle solite logiche di piazza che sono state messe in moto nei mesi scorsi; perchè è pacifica, non-violenta, e in questi valori noi ci riconosciamo, perchè nessun uomo ha diritto di fare del male a un altro uomo; perchè è cruda, e rende bene la disperazione della nostra situazione. Siamo una generazione sacrificata: chi studia e ottiene ottimi risultati è fortunato se trova lavoro come friggitore di hamburger. Nessuno di noi avrà mai un lavoro stabile, nessuno si costruirà la casa, o si sposerà: con quali soldi? Non abbiamo nulla, se rimaniamo in questo Paese. L’unica cosa che questo Paese ci può ancora donare a piene mani, ce la stanno togliendo: la CULTURA.
Quello di domani sarà il lamento di una generazione soffocata dai padri.

“Eloì, Eloì, lemà sabactàni

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Solidarietà alla protesta dei poliziotti

Un titolo e un contenuto senz’altro impopolare, ma è quel che penso.
L’ANSA di oggi ci da dei poliziotti travestiti con maschere di Berlusconi per protestare contro i tagli sulla sicurezza. Un centinaio tra polizia di stato, polizia penitenziaria, guardie forestali e vigili del fuoco, a protestare davanti ad Arcore.
Mi sento di appoggiare questa protesta perchè anche i poliziotti sono lavoratori, e come in ogni categoria anche lì ci sono i superlavoratori come anche i cialtroni, le persone gradevoli e quelle sgradevoli, le persone coscienziose e gli imbecilli. L’unica differenza tra loro e una squadra di lavavetri è che quando indossano divisa pistola e distintivo rappresentanto qualcosa, un corpo militare che si occupa di garantire la sicurezza dello Stato e del cittadino. Molti i casi in cui le due cose vanno in contrasto, e fortissime immagino siano le pressioni dai superiori in questo lavoro. Comunque sia, benché le forze dell’ordine si siano spesso macchiate di gesti indecenti e inumani (come tutti gli uomini armati della storia) rimangono un corpo composito, composto da persone diverse, atteggiamenti diversi. Non ci credo nel famoso “A.C.A.B.”: All Cops Are Bastards. (Tutti i Poliziotti sono Bastardi) Credo piuttosto in un “M.C.A.B.”: Many Cops Are Bastards. (Molti Poliziotti sono Bastardi). E al contempo, Molti Poliziotti vengono pagati poco e rischiano molto per tutelare la gente comune.
Quindi ben vengano le rinvendicazioni di reddito e di diritti: ma seguano al comtempo atteggiamenti etici e un rinnovato sforzo nel compiere il proprio dovere con meno violenza possibile e più rispetto per gli esseri umani.

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